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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,16-19.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere».
▥ 이사야서의 말씀입니다. 48,17-19
▥ 마태오가 전한 거룩한 복음입니다. 11,16-19
San Giovanni della Croce
Sacerdote e Dottore della Chiesa
Fondatore dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi
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iovanni della Croce, al secolo Juan de Yepes Álvarez, nasce nel 1542 a Fontiveros, un borgo della Vecchia Castiglia, in Spagna; il padre Gonzalo de Yepes, nobile toledano, fu cacciato di casa e diseredato per aver sposato una povera tessitrice di seta, Catalina Álvarez.
Egli manifesta fin da piccolo inclinazione alla carità verso i poveri e ancora di più verso la preghiera contemplativa.
Nel periodo tra il 1551 e il 1559 ha una formazione culturale ed artigiana nel Colegio de los doctrinosdi Medina del Campo (Valladolid), dove si è trasferita la famiglia.
Successivamente fa il falegname, il sarto, il pittore e l'intagliatore, l'accolito della Chiesa della Maddalena, il commesso e l'aiutante infermiere nell'Ospedale della Concezione.
Nel 1563 entra nell'Ordine Carmelitano e tra il 1564 e il 1568 compie gli studi all'Università di Salamanca.
Nel 1567 è ordinato sacerdote e tra settembre e ottobre dello stesso anno incontra Teresa d'Avila, da cui è conquistato in vista dell'inizio della riforma dell'ordine dei Carmelitani.
Il 9 agosto 1568, dopo numerosi colloqui con Teresa, va a Valladolid per la fondazione del primo convento di Carmelitane Scalze e vi rimane fino ad ottobre, informandosi dettagliatamente sulla nuova vita riformata; all'inizio di ottobre va a Duruelo (Segovia), adattandovi un cascinale a primo convento dei Carmelitani Scalzi; il 28 novembre, I domenica d'Avvento, vi inaugura la vita riformata.
Tra le varie sofferenze, fisiche e spirituali, che deve sperimentare a seguito della sua adesione alla riforma, spicca in particolare l'imprigionamento, il 2 dicembre 1577, nel carcere del convento dei Carmelitani Calzati. Qui resta rinchiuso per più di otto mesi : è sottoposto a maltrattamenti e torture fisiche, psicologiche e spirituali, trovando peraltro l'ispirazione per comporre alcuni dei suoi poemi mistici più noti e riuscendo, alla fine, a fuggire, tra le 2 e le 3 del mattino del 17 agosto 1578, in modo assai avventuroso.
Nel 1584 termina a Granada la prima redazione del "Cantico Spirituale", mentre in questi anni redige e perfeziona i suoi principali trattati spirituali: i suoi scritti verranno pubblicati per la prima volta nel 1618.
Il 28 settembre 1591 parte ammalato per Úbeda (Jaén), dove trascorre gli ultimi mesi di vita.
Alle ore 12 della notte tra il venerdì13 e il sabato 14 dicembre 1591 muore a Úbeda, in Spagna, a 49 anni di età.
Fu beatificato nel 1675 da Pp Clemente X (Emilio Altieri, 1670-1676); canonizzato da Pp Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini, 1724-1730) il 27 dicembre 1726; dichiarato Dottore della Chiesa da Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) nel 1926.
S. Giovanni della Croce fu poeta (considerato tra i maggiori in lingua spagnola) e teologo: autore di svariati trattati, riguardanti soprattutto la preghiera, e del“cammino spirituale dell’anima verso Dio e in Dio”.
La sua dottrina vuole che l'uomo, attraverso il passaggio nelle tre fasi (“purgativa, illuminativa e unitiva”) si liberi progressivamente da ogni attaccamento e da ogni senso del possesso per essere del tutto puro e libero di unirsi alla divinità (“luce tenebrosa e tenebra luminosa”). Porta il paragone per cui, se si fissa di fronte e senza schermo il sole, per la troppa luminosità, l'occhio avrà l'impressione di vedere una macchia nera.
S. Giovanni della Croce scrisse, fra l’altro, tre trattati di teologia mistica che gli valsero il soprannome di “Doctor Mysticus”:
1. Cantico spirituale
2. Notte oscura dell’anima
3. Ascesa al Monte Carmelo.
Queste tre opere, insieme ai suoi Pensieri sull'amore e sulla pace e agli scritti di S. Teresa d’Avila, sono considerate tra le più importanti opere mistiche in lingua spagnola, ed hanno influenzato molti scrittori spirituali successivi e filosofi.
San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) fu fortemente influenzato in gioventù dagli scritti di S. Giovanni della Croce, fino a valutare un'eventuale ingresso nell'ordine carmelitano.
Significato del nome Giovanni : "Il Signore è benefico, dono del Signore" (ebraico).
Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI:
>>> San Giovanni della Croce
[Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]
Per maggiori approfondimenti:
>>> I Santi del Carmelo
San Nimatullah Kassab Al-Hardini
Sacerdote dell'Ordine libanese maronita
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imatullah, al secolo Youssef, Kassab Al-Hardini nasce nel 1808 ad Hardin, nel Nord del Libano. Youssef avvertì fin dall'infanzia l'influsso della tradizione monastica della sua Chiesa, nutrita della tradizione siriaca del Patriarcato di Antiochia. Apparteneva ad una famiglia maronita, composta da sei figli. Suo padre, Girgis Kassab di Hardin e sua madre, Mariam Raad di Tannourin, educarono i loro figli a una viva devozione verso Dio e la sua Chiesa.
Ad Hardin, il giovane Youssef trascorse i primi anni dell'infanzia fra i monasteri e gli eremi del suo villaggio: San Doumit, San Giorgio...
Quattro figli della sua famiglia adottarono la vita monastica o sacerdotale come via per concretizzare il loro Battesimo:
- Tanios divenne parroco;
- Eliseo entrò nell'Ordine Libanese Maronita nel quale restò come eremita per 44 anni;
- Msihieh abbracciò la vita claustrale nel monastero di S. Giovanni Battista di Hrasch;
- Youssef, all'età di 20 anni, entrò nel monastero di S. Antonio a Kozhaya dove scelse di farsi chiamare Nimatullah ("Grazia di Dio").
Dopo la professione monastica, il 14 novembre 1830, fu inviato al monastero dei Santi Cipriano e Giustino a Kfifan per studiare la filosofia e la teologia, partecipando contemporaneamente all'Ufficio nel coro e lavorando nei campi. Egli era conosciuto, inoltre, per l'abilità nel rilegare i manoscritti ed i libri, un mestiere che aveva imparato durante il noviziato a Qozhaya. In quel periodo, a causa del suo ascetismo e dell'intensa applicazione negli studi, si ammalò. Ma questo non gli impedì di perseverare nel manifestare la fedeltà al suo impegno. Per evitargli, tuttavia, la fatica enorme del lavoro nei campi il suo superiore lo destinò al guardaroba e divenne, così, il sarto della comunità.
Il 25 dicembre 1833, al termine dei suoi studi filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote a Kfitane. La sua giornata era, abitualmente, divisa in due parti: la prima metà per prepararsi alla celebrazione eucaristica e l'altra metà per il ringraziamento. Era solito, infatti, pregare per ore nella cappella del monastero dinanzi al SS. Sacramento, inginocchiato, con le braccia aperte a croce e lo sguardo fisso, rivolto al tabernacolo. Nutriva, altresì, una tenera devozione nei riguardi della Madre di Dio. Per questo, oltre alla recita quotidiana del Rosario e dopo la celebrazione della messa, aveva molta familiarità con le "Glorie di Maria" di S. Alfonso M. de' Liguori, grande maestro di teologia morale. Questa dimensione contemplativa era vissuta nella realtà pratica con l'amore per i fratelli e per la cultura.
Egli fondò a Kfifan e, più tardi, a Bhersaf la scuola chiamata, secondo la tradizione, "Scuola sotto la quercia" per istruire gratuitamente la gioventù.
Uomo di grande cultura, nel 1845, ricevette la nomina ad assistente generale dell’ordine; ricoprì, per obbedienza, tale carica ritenendosene sempre indegno.
Ciononostante svolse tale mandato complessivamente tre volte (dal 1845 al 1848; dal 1850 al 1853 e dal 1856 al 1858). Si rifiutò sempre e fermamente, però, di ricoprire la carica di abate generale, declinandone le responsabilità, in quanto la Vergine glielo avrebbe proibito. Durante l’espletamento dei tre mandati fu costretto a vivere presso il monastero di Nostra Signora di Tamish, dove era la casa generalizia dell’ordine maronita. Ciò lo obbligava a spostarsi di frequente a Kfifane, dove insegnava teologia al seminario maggiore; tra i suoi allievi ci fu anche Charbel Makhluf (canonizzato il 9 ottobre 1977).
Nel mese di dicembre Padre Nimatullah si trovava al monastero di Kfifan per insegnare, quando fu colpito da una polmonite causata dal freddo glaciale dell'inverno di quella regione. La sua malattia andò aggravandosi di giorno in giorno ed egli domandò a uno dei monaci di trasportarlo in una cella vicino alla chiesa per sentire il canto dell'Ufficio. Dopo dieci giorni d'agonia, ricevette l'Unzione degli infermi tenendo l'icona della Vergine Maria fra le mani e invocandola: “O Maria, vi affido la mia anima”.
Muore il 14 dicembre 1858, all'età di 50 anni. Al momento della morte una grande luce illuminò l’umile stanza in cui si era spento, ed un soave odore aromatico si sprigionò dal suo corpo, rimanendo in quel luogo per diversi giorni dopo.
La sua fama di santità, già molto viva durante la sua esistenza, si consolidò dopo la morte, anche grazie ai molti miracoli, ottenuti per sua intercessione, che fiorirono e continuano a fiorire intorno alla sua tomba a Kfifane, dov’è conservato il suo corpo miracolosamente incorrotto.
La sua causa di Beatificazione fu presentata a Roma nel 1926, con quelle del monaco Charbel (beatificato nel 1965 e canonizzato nel 1977) e di Rafqa, monaca libanese maronita (beatificata nel 1985 e canonizzata nel 2001).
San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) dichiarò Padre Nimatullah Kassab Al-Hardini: Venerabile il 7 settembre 1989, Beato il 10 maggio 1998, Santo il 16 maggio 2004.
Per approfondimenti:
성경쓰기▶ http://maria.catholic.or.kr/bible/ebible/ebible.asp?mn=1
http://maria.catholic.or.kr/bible/read/bible_list.asp?m=2
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