"Tutto quello che credete di sapere su di me è falso". Afrodite, la dea dell'amore, racconta la sua verità
Il libro di Galatea Vaglio, appena uscito, svela tutto sulla divinità femminile della vita e della morte che ha attraversato i secoli con i nomi di Inanna, Afrodite, Venere, Maria
“Tutto quello che credete di sapere su di me è falso. Ogni immagine. Ogni idea. Ogni parola”.
Afrodite, divinità che abbiamo incontrato nella mitologia antica, esce dai libri di scuola e prende la parola per raccontarsi: dimentichiamo la bella dea dell'amore, capricciosa e volubile, splendente e sinuosa, nata dal mare come appare nel suo ritratto più celebre, quello di Sandro Botticelli custodito alla Galleria degli Uffizi di Firenze; abbandoniamo l'immagine della creatura delicata e sorridente che dispensa desiderio e amore, ma in fondo inoffensiva. Ecco, lasciamo da parte tutto questo e ascoltiamo la sua storia: "Afrodite, la verità della dea" è il titolo appena arrivato in libreria con Giunti firmato dalla storica e divulgatrice Mariangela Galatea Vaglio.
"Mi avete dimenticata. Mi avete svilita, sminuita, mutilata. Avete ridotto una forza primordiale del cosmo a una favoletta adatta alle vostre case, al vostro piccolo mondo fatto di chiacchiere e di sentimenti preconfezionati. Voi non avete idea di chi io sia realmente. È ora e tempo che qualcuno ve lo ricordi": è Afrodite in persona che parla sin dalle prime pagine del libro, con l'intento di raccontare una storia diversa da quella che la narrazione occidentale (spesso scritta da mani maschili) ci ha lasciato. Galatea Vaglio, triestina, docente, giornalista, autrice di racconti e saggi storici (tra gli ultimi 'Cesare – L’uomo che ha reso grande Roma' e 'I lupi di Roma – Antonio contro Ottaviano', entrambi pubblicati da Giunti) e divulgatrice attraverso le sue pagine Facebook e Instagram Pillole di Storia, rilegge e riscrive i racconti attorno alla dea a partire dalle fonti più antiche, i poemi omerici Iliade e Odissea, e quello di Esiodo, la Teogonia, passando per le tragedie greche di Eschilo, Sofocle e Euripide fino ad autori meno conosciuti Apollodoro e Dionigi di Alicarnasso.